Nel Medioevo, l’esaurimento era definito come “acedia” – una malattia spirituale peccaminosa che si manifestava come apatia, torpore e ingratitudine.
Gli studiosi del Rinascimento associavano l’esaurimento alle attività accademiche e all’allineamento dei pianeti.
Nel XIX secolo, era il sintomo centrale di una condizione chiamata “nevrastenia”, definita come una debolezza dei nervi e considerata la conseguenza di un ritmo di vita più rapido e di una sovrastimolazione.
Persino in epoche recenti, prima che venisse alla luce che quel frequente e debilitante senso di spossatezza – che ci fa sentire stanchissimi prima ancora di aver iniziato la giornata lavorativa e che ci porta ad avere sempre sonno e bisogno di riposo – non era affatto pigrizia, tipica dei fannulloni (la spesso deprecata siesta dei popoli latini), bensì una vera e propria patologia, che colpisce appunto milioni di individui nel mondo.
In qualche modo è persino confortante sapere che queste paure sono sempre state presenti.
Le preoccupazioni riguardo all’esaurimento emotivo e fisico ci rendono …umani!
Esse si riferiscono a paure più profonde riguardo alle conseguenze del cambiamento sociale, al graduale declino dell’energia con l’età e alla morte.
A cui spesso si aggiunge una diffusa ignoranza che, ancora oggi, attribuisce connotati deprecabili e negativi a queste situazioni di fragilità e bisogno di aiuto.
Burnout: disagio personale e grave danno economico.
Il burnout, il malessere che genera indiscriminatamente fra personale, quadri e manager non è solo causa di infelicità e disagio, ma crea enormi danni alle aziende, accentuando, in ultima analisi, i sensi di colpa e i malesseri di tante al loro interno.
Al contrario, come abbiamo visto in altri articoli dedicati all’empatia e alla gentilezza, anche la cura del benessere emozionale e psico fisico di ognuno riesce a lanciare ogni impresa verso obiettivi altrimenti inimmaginabili.
La Chiave per la Soddisfazione e il Benessere sul Posto di Lavoro
Immagina che bello svegliarsi ogni mattina con un senso di intensa motivazione che ti guida attraverso la giornata.
Ti senti utile, apprezzato e parte di qualcosa di più grande.
Questo è il potere di avere uno scopo sul posto di lavoro.
Non si tratta solo di svolgere compiti e rispettare scadenze, ma di trovare un significato in ciò che fai.
Questo senso di scopo è la chiave per la soddisfazione e il benessere professionale.
L’importanza di Avere uno Scopo.
Avere uno scopo non è solo un concetto filosofico, ma una necessità psicologica.
Numerosi studi hanno dimostrato che le persone che trovano un senso positivo, una forte motivazione nel loro lavoro sono più felici, più produttive e meno inclini al burnout.
Secondo una ricerca di Gallup, i lavoratori che percepiscono il proprio lavoro come significativo hanno una probabilità di quasi tre volte maggiore di essere coinvolti e sereni rispetto a quelli che non lo fanno.
Un infermiere che si prende cura dei pazienti in un reparto di terapia intensiva può trovare uno scopo profondo nel salvare vite e alleviare la sofferenza.
Ogni giorno, affronta sfide immense, ma il senso di utilità e di impatto positivo sugli altri lo motiva a continuare.
Questo senso di scopo può ridurre i livelli di stress e aumentare la resilienza, anche in un ambiente di lavoro estremamente esigente.
Un insegnante che aiuta gli studenti a scoprire e sviluppare i loro talenti trova uno scopo nella formazione delle future generazioni.
Vedere gli studenti crescere e raggiungere i loro obiettivi dà un senso di realizzazione e gratificazione.
Gli insegnanti con un forte senso di scopo sono più propensi a rimanere nella professione e a sviluppare relazioni significative con i loro studenti.
Un ingegnere che lavora su tecnologie innovative per combattere il cambiamento climatico sente che il suo lavoro contribuisce a salvare il pianeta.
Questo senso di partecipazione a una causa più grande motiva e ispira intensamente.
Gli ingegneri con un chiaro senso di scopo tendono a essere più creativi e impegnati, portando a soluzioni più innovative.
Come si vede le motivazioni hanno poco a che fare con la fatica, la durata o l’intensità del lavoro.
Quando ci si diverte e appassiona a qualcosa, nessuno guarda l’orologio.
Come Trovare e Coltivare uno Scopo...
sul Posto di Lavoro
Un tratto comune ai tanti che sono afflitti dal burnout è il timore, la quasi ineluttabile certezza di non poter uscire da quello stato mentale, da quella situazione psicologica che lo attanaglia.
Questo è il principale ostacolo da affrontare: far capire alle persone usando esempi concreti e nuove abitudini che burnout non significa “essere sbagliati”, bensì che si sta semplicemente osservando la realtà in modo sbagliato.
La prima cosa da fare, quindi, è ricostruire un allineamento dei valori personali e professionali.
Identificare dentro di sé i propri valori personali e cercare ruoli professionali, o aziende che li rispecchino al meglio.
Ad esempio, se la sostenibilità è importante per te, proponiti a un’organizzazione che promuove pratiche ecologiche.
Contributo alle Cause Sociali
Partecipare a iniziative aziendali che mirano a fare la differenza nella comunità.
Questo include programmi di volontariato, progetti di sostenibilità o campagne di sensibilizzazione.
Sviluppo delle Relazioni Interpersonali
Costruire relazioni forti con colleghi e clienti.
Il senso di appartenenza a una comunità lavorativa coesa aumenta il senso di scopo e di motivazione.
Feedback e Riconoscimento
Chiedere e offrire feedback costruttivi è sempre utilissimo.
Il riconoscimento delle proprie capacità e dei successi raggiunti rafforza il senso di utilità e di realizzazione.
Sentire di avere uno scopo sul posto di lavoro è più che una mera soddisfazione personale: è una componente essenziale per il benessere complessivo.
Quando troviamo significato in ciò che facciamo, la nostra motivazione aumenta, le nostre prestazioni migliorano e la nostra vita lavorativa e privata diventa molto più soddisfacente.
Che si stia salvando vite, educando menti giovani o innovando tecnologie, il senso di scopo può trasformare l’esperienza lavorativa, rendendola non solo più tollerabile, ma anche gratificante e ricca di ispirazioni.
Come si vede il lavoro non deve essere solo un dovere quotidiano, qualcosa che si è costretti a portare avanti per necessità.
È invece un’opportunità per crescere, imparare e fare la differenza.
Trovare il proprio scopo, coltivarlo e guardare come esso migliora ogni aspetto della nostra vita privata e professionale.