In molte realtà aziendali, è facile notare come persone istruite, competenti e profondamente oneste siano spesso limitate da una timidezza o insicurezza che le frena, le assilla, le angoscia, impedendo loro di emergere, collaborare con i colleghi, e talvolta perfino di essere apprezzate per il loro reale valore.
Queste persone, malgrado le loro capacità tecniche e intellettuali, si trovano a dover competere con colleghi magari meno preparati, ma più sociali e sicuri di sé, e ciò rappresenta una fonte di grande frustrazione, sia per loro e sia per le aziende che non riescono a trarre pieno beneficio dal loro talento.
Dove, in una spirale perversa, queste frustrazioni accentuano ulteriormente la poca fiducia in sé stessi e il dolore conseguente al ritenersi in qualche modo sbagliati, “difettosi”.
Come possono queste persone fiorire nella propria esistenza e come può un’azienda valorizzarne quel grande potenziale che spesso posseggono?
Come possono queste persone fiorire sia in un contesto lavorativo, che nella propria esistenza e come può un’azienda valorizzarne il grande potenziale che spesso posseggono?
Esaminiamo innanzitutto le radici di questa insicurezza, le sue conseguenze psicologiche e lavorative e, infine, vediamo alcune soluzioni concrete per liberare le qualità inespresse di queste persone.
La timidezza e l’insicurezza sono sempre il risultato di molteplici fattori, spesso radicati nell’infanzia o derivanti da esperienze passate.
Tuttavia, anche in ambito aziendale, alcuni eventi o dinamiche specifiche hanno l’effetto di amplificare o scatenare queste sgradevoli sensazioni di inidoneità.
Persone altamente competenti sovente soffrono di quella che viene chiamata sindrome dell’impostore, un vero paradosso!
Nonostante il loro livello di preparazione elevato, ottenuto proprio per cercare di colmare quello che vivono come un gap rispetto alle altre persone, si sentono come se non fossero mai abbastanza all’altezza, temendo costantemente di essere “scoperte” come non meritevoli del loro ruolo.
In contesti dove prevale un clima di forte competizione o dove l’estroversione viene premiata, chi è introverso o insicuro si convince di non avere le caratteristiche adatte per “sopravvivere” o emergere, trovandosi relegato in ruoli di secondo piano: una spirale che si stringe sempre più, sino a divenire insopportabile.
L’incapacità di ricevere un feedback chiaro, costruttivo e regolare contribuisce ad alimentare l’insicurezza.
Quando non si sa esattamente come gli altri percepiscono il proprio lavoro, la mente facilmente immagina scenari negativi, peggiorando la propria autostima: il pessimismo e la negatività nei giudizi verso sé stesse di queste persone sono l’esempio migliore del “bicchiere vuoto a metà”: lo scegliere immancabilmente l’opzione più negativa fra quelle disponibili.
Bravissimi a pesare, valutare, misurare ogni cosa, così perdono l’obiettività e il realismo nel valutare sé stesse.
Un passato fatto di esperienze lavorative o personali segnate dal rifiuto o dall’insuccesso lascia sempre un segno profondo, inducendo la persona a mettere costantemente in dubbio le proprie capacità e talora ad evitare nuove sfide, per timore di fallire.
Ma talora avviene l’opposto: questi individui iniziano a cimentarsi in numerose sfide in ogni ambito, proprio per inseguire dosi crescenti di fiducia in sé stessi.
E anche questa è una delle ragioni per cui sono oggettivamente così abili ed esperti.
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La timidezza e l’insicurezza, se non gestite bene, arrivano ad avere un impatto devastante sulla psicologia dell’individuo e, di riflesso, sul clima aziendale.
Chi soffre di insicurezza tende a essere vulnerabile, costantemente in bilico. Persino esposto ad amicizie e relazioni sbagliate per la loro necessità di trovare conferme positive.
Anche un piccolo errore può essere visto come una comprova delle proprie incapacità, generando ansia e insicurezza cronica.
Questi individui sovente si convincono che per loro non esista alcuna possibilità di miglioramento.
L’incapacità di inserirsi nei team, di esprimere le proprie idee o di partecipare attivamente non è raro che porti a un progressivo isolamento.
Queste persone rischiano di rimanere escluse dai processi decisionali e dalle opportunità di crescita.
L’azienda, dal canto suo, rischia di non sfruttare appieno il potenziale – spesso molto elevato – di questi individui, relegandoli a compiti ripetitivi o a ruoli meno visibili, quando invece potrebbero dare molto di più.
Alla lunga, le persone che non si sentono apprezzate o che non riescono a esprimere il loro potenziale sviluppano una profonda insoddisfazione lavorativa, aumentando il rischio di burnout o di dimissioni.
È abbastanza emblematico che questa situazione si verifichi frequentemente anche in quei luoghi di lavoro dove si fa carriera per motivi completamente differenti da talento, preparazione, serietà e affidabilità.
La buona notizia è che esistono molte strategie per aiutare questi individui a superare i propri blocchi, liberando così tutto il loro potenziale ancora inespresso.
Vediamo alcune soluzioni specifiche.
Per una persona timida o insicura, il contesto gioca un ruolo fondamentale.
L’azienda dovrebbe promuovere un ambiente che incoraggia la collaborazione piuttosto che la competizione.
Ad esempio, valorizzare il lavoro di squadra, premiando i risultati collettivi piuttosto che solo i singoli, riduce la pressione su chi non ama stare sotto i riflettori.
Google, azienda nota per il suo ambiente inclusivo, ha sviluppato il concetto di “sicurezza psicologica” nei team.
Questa pratica implica la creazione di gruppi in cui ogni membro si sente libero di esprimere le proprie idee senza timore di essere giudicato.
Tale approccio ha migliorato costantemente la produttività e l’innovazione.
Il mentoring è una soluzione efficace per aiutare i lavoratori timidi a sviluppare fiducia in sé stessi.
Avere un mentore di riferimento che fornisca feedback costruttivi e guidi la persona in situazioni sfidanti la mette in condizioni di affrontare gradualmente le proprie insicurezze.
In IBM e numerose altre aziende americane, i programmi di mentoring sono pensati per accompagnare i dipendenti più introversi, facilitando la loro integrazione e crescita attraverso un supporto costante e personalizzato.
Consapevoli del problema, le compagnie investono risorse per riuscire ad aiutare i propri dipendenti a esprimere tutta la loro capcità e trovarne soddisfazione e autostima.
Uno dei problemi principali per chi è insicuro è la mancanza di feedback.
Un feedback regolare, equilibrato tra critiche costruttive e riconoscimenti, aiuta queste persone a capire dove stanno andando bene e dove possono migliorare, rafforzando anche qui la loro autostima.
Non tutte le persone devono per forza trovarsi sotto i riflettori. In molti casi, ruoli che richiedono una grande concentrazione, precisione e competenza tecnica ma meno interazioni sociali frequenti non di rado sono perfetti per chi è più introverso.
In un’azienda tecnologica, ad esempio, un introverso spesso eccelle come sviluppatore software o analista dati; e in una struttura ricettiva esistono numerosi ruoli : dall’occuparsi del booking, all’amministrazione, ai rapporti coi fornitori, etc.
Ruoli, quindi, dove l’attenzione al dettaglio e la capacità di lavorare in autonomia e concentrazione sono qualità molto apprezzate.
Perché una persona timida possa crescere sia a livello personale sia professionale, è necessario un percorso che le permetta di costruire una maggiore fiducia in sé stessa.
Questo percorso deve possibilmente prevedere:
Gradualmente esporre la persona a compiti sempre più difficili, permettendole di affrontarli in modo sicuro.
Il successo in queste sfide migliora la percezione di sé.
Celebrare i piccoli successi è cruciale.
Ogni progresso deve essere riconosciuto, e questo non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano.
Creare gruppi di supporto interno, dove le persone timide abbiano l’opportunità di confrontarsi con altre che vivono le stesse difficoltà, aiuta a normalizzare le loro insicurezze.
La timidezza e l’insicurezza non devono essere visti come ostacoli insormontabili, né per chi le vive né per le aziende.
Con un approccio consapevole, inclusivo e proattivo, è possibile non solo far fiorire questi individui, ma anche sfruttare appieno il loro immenso potenziale.
Liberando queste persone dai loro blocchi psicologici, spesso oggettivamente immotivati, le aziende riescono non solo ad aumentare la loro produttività, ma anche a creare un ambiente di lavoro più equo, sereno e stimolante.
Essere timidi o insicuri non è una debolezza, ma una sfida da trasformare in forza.
Ogni persona ha un potenziale immenso, spesso nascosto dietro a timori e insicurezze, che aspetta solo di emergere.
Insicurezza e timidezza possono diventare forza, perché le persone timide e insicure hanno tutto un giardino delle meraviglie nascosto dietro agli sguardi abbassati, alle mani sudate, all’ ansia, che aspetta solo di essere esplorato.
I capi d’azienda più sensibili, attenti anche agli aspetti umani, sanno che proprio da queste persone possono nascere fiori rari, come il senso del dovere e l’etica del lavoro.
È difficile superare i limiti del proprio carattere, ma quando ci si riesce, diventiamo più forti, più fiduciosi, e l’ansia qualche volta si placa.
A volte è necessario convincersi di valere più di quanto immaginiamo, mettendola a tacere, la paura che ci attanaglia.
Perché è bello e rassicurante guardarsi da lontano mentre si superano le sfide di ogni giorno e pensare, dai, brava, ce l’hai fatta anche stavolta.
L’ importante è ricordarsene tutte le volte che ci sentiamo insicuri, non all’ altezza di ciò che ci viene richiesto.
Farebbe bene, in questi casi, tenere un quaderno e scriverci ogni volta tutte le piccole “cime” che siamo riusciti a scalare.
Sarebbe un modo fiero e felice per lasciare che questi piccoli successi adornino la strada della nostra vita.
E speriamo che i datori di lavoro, i capi d’azienda si accorgano che dietro a quello sguardo basso, a quelle mani sudate, a quell’ andatura spesso impacciata, si nasconda un piccolo, ma inestimabile gioiello splendente di forza, da portare con fierezza, perché, pur andando contro il suo carattere, non ha mai mollato.
Le aziende lungimiranti sanno che è proprio da queste persone che possono nascere idee straordinarie, soluzioni innovative e un’etica del lavoro che non ha eguali.
Nessuno dovrebbe mai sentirsi limitato dal proprio carattere: ogni passo, ogni sfida superata, costruisce una strada verso una versione di sé più sicura, realizzata e serena.
Per chi si sente timido o insicuro, il messaggio è chiaro: tu vali, più di quanto immagini.
Anche se la voce della paura può sembrarti forte, la tua competenza, la tua dedizione e la tua autenticità sono qualità preziose che possono fare la differenza.
Coraggio non significa essere privi di timore, ma avere la forza di agire anche quando si ha paura.
E tu hai quella forza, anche se non sempre ne sei consapevole.
L’importante è non mollare, perché i tuoi piccoli progressi quotidiani sono la base per una crescita straordinaria.
Alle aziende, il mio invito è questo: guardate oltre le apparenze.
Creare un ambiente di lavoro che accoglie, sostiene e valorizza queste persone non solo rende l’azienda più inclusiva, ma porta anche a risultati tangibili in termini di innovazione, creatività e successo.
Investire su queste persone è un investimento sicuro: con il giusto supporto, potranno brillare, portando all’organizzazione molto più di quanto ci si aspetterebbe.
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